Quando si parla di gestione dei rifiuti, il dibattito si accende come un cassonetto in piena estate. Da una parte c’è la raccolta differenziata, bandiera degli ambientalisti di lungo corso e dei fautori dell’economia circolare; dall’altra, i termovalorizzatori, amati da chi sogna città pulite e un approccio più pratico, purché non si bruci troppo in fretta anche l’aria che respiriamo. La raccolta differenziata è un mantra: separa plastica, carta, vetro, organico, e spera che il mondo diventi più verde.
I vantaggi sono evidenti e rassicuranti: meno rifiuti in discarica, più materiali riciclati, meno sfruttamento delle risorse naturali. Ma a quale costo? Dipende dalla buona volontà dei cittadini, e sappiamo bene quanto possa variare da quartiere a quartiere, da comune a comune. E poi ci sono i costi: camion, operatori, impianti di riciclo, campagne di sensibilizzazione.
Il tutto per scoprire che spesso una plastica su due finisce comunque incenerita perché sporca o mal separata. E qui si inserisce l’eterno sospetto: la raccolta differenziata, senza controlli rigorosi e senza un mercato forte per i materiali riciclati, rischia di essere poco più di un’illusione collettiva.
Termovalorizzatori di ultima generazione. Emissioni contenute
E allora entrano in scena i termovalorizzatori, con la loro promessa di trasformare l’immondizia in energia e di ridurre il volume dei rifiuti a una frazione del totale. Sì, è vero, bruciano tutto, ma almeno producono elettricità e calore. E qui si accende la polemica: inquinano o no? Quelli vecchi, certo, sputavano in aria diossine, polveri sottili e altri simpatici souvenir tossici.
Ma i termovalorizzatori di nuova generazione sono un’altra storia. Grazie a filtri all’avanguardia, le loro emissioni sono ridotte al minimo, tanto da rispettare – e spesso superare – i limiti di legge. Anzi, rispetto alle discariche, vere bombe ecologiche che producono metano a volontà, gli inceneritori moderni sono quasi virtuosi. Ma attenzione: questo non vuol dire che siano la panacea di tutti i mali. I critici temono che la loro efficienza energetica possa diventare una scusa per trascurare il riciclo, trasformando i rifiuti in una risorsa da bruciare invece che da recuperare.
La verità, come sempre, sta nel mezzo: la raccolta differenziata è imprescindibile per riciclare il più possibile, ma i termovalorizzatori servono a smaltire ciò che non si può recuperare. E se non vogliamo una nuova emergenza rifiuti all’italiana, con montagne di sacchetti che marciscono sotto il sole, sarebbe ora di smetterla con le guerre ideologiche e puntare su un sistema che funzioni davvero.