È così che si presenta la relazione sulla performance del Comune di Catania, in cui il sindaco Enrico Trantino illustra con fermezza le sue strategie per il futuro della città. La parola chiave? Repressione. Ma è davvero questa la risposta giusta per una città già in ginocchio? Nella sua relazione, Trantino punta tutto su interventi volti a rafforzare l’ordine pubblico e il controllo: più multe, più sorveglianza, più tolleranza zero verso chi trasgredisce le regole. Una strategia che sembra voler risolvere i problemi della città con la forza, senza però andare alla radice delle vere questioni che affliggono i cittadini catanesi. È evidente come la repressione, senza politiche che incentivino lo sviluppo economico, il lavoro e il benessere, sia destinata a fallire. Non è solo una questione di buon senso, ma anche di evidenze scientifiche.
La repressione aumenta la violenza
Numerosi studi scientifici dimostrano come la repressione, da sola, non solo non sia efficace nel lungo termine, ma addirittura possa peggiorare i problemi sociali. Uno studio della American Psychological Association ha evidenziato che l’approccio repressivo alle problematiche sociali, come la criminalità e la povertà, tende a generare un circolo vizioso di disuguaglianza e alienazione, aumentando il rischio di conflitti sociali piuttosto che risolverli.
Un altro rapporto della John Jay College of Criminal Justice, negli Stati Uniti, ha mostrato come le politiche di ‘tolleranza zero’ e ‘pugno duro’ portino spesso a risultati controproducenti. Piuttosto che ridurre la criminalità, esse contribuiscono a creare un clima di sfiducia tra cittadini e istituzioni, alimentando tensioni e frustrazioni sociali, soprattutto tra le classi più svantaggiate . E non è tutto: uno studio del Centre for Crime and Justice Studies ha analizzato come la criminalizzazione della povertà e la gestione repressiva delle fasce marginalizzate della popolazione non faccia altro che perpetuare le disuguaglianze. Politiche di questo tipo creano un ambiente sociale ostile che ostacola l’integrazione, il riscatto economico e la sicurezza a lungo termine.
Questa non è la soluzione che Catania merita. La repressione fine a sé stessa non ha mai risolto le difficoltà di una comunità, anzi, rischia di aumentare il malcontento e l’esclusione sociale. Catania ha bisogno di una visione che vada oltre il pugno duro, una visione che si concentri sul creare benessere, opportunità e speranza per chi vive in questa città. Le risorse pubbliche dovrebbero essere investite per rilanciare il mondo del lavoro, sostenere le famiglie in difficoltà e costruire una città in cui le persone possano vivere dignitosamente, non solo subire nuovi giri di vite.
Signor Sindaco, Catania ha già sofferto abbastanza. Il pugno duro non farà altro che peggiorare la situazione. La vera forza sta nel costruire, non nel reprimere. Se la repressione è l’unica risposta, è una risposta sbagliata. Catania merita di più. Merita un futuro di crescita, non di controllo