le acque putride di Piazza Palestro, tra insetti e rifiuti. La differenziata che peggiora l’igiene cittadina
Le acque della fontana di Piazza Palestro, uno dei simboli storici di Catania, si sono trasformate in una palude nauseabonda. Putride, stagnanti, infestate da insetti e larve. Sotto la superficie, galleggiano sacchi di immondizia, plastica e rifiuti di ogni sorta, come a voler certificare lo stato di abbandono in cui versa una città che sembra aver smarrito ogni senso di decoro. Non c’è angolo di questa piazza che non trasudi degrado, con l’odore acre della sporcizia che si mescola all’indifferenza di chi passa.
Ma come siamo arrivati a questo punto? La risposta è paradossale: la raccolta differenziata. Sì, avete capito bene. Quella che doveva essere la panacea di tutti i mali ambientali si è rivelata, per Catania, un colossale boomerang. Con l’introduzione della differenziata a singhiozzo e l’inefficienza cronica del sistema di raccolta, i cittadini si sono visti costretti a disfarsi dei propri rifiuti in ogni modo possibile, dando vita a discariche abusive disseminate nei quartieri. E così, dai cassonetti stracolmi di via Plebiscito alle buste appese ai pali della luce in pieno centro, Catania è oggi un cumulo di sporcizia a cielo aperto.
La campagna di sensibilizzazione “Catania è Casa”, lanciata dall’amministrazione con toni trionfalistici, non ha sortito alcun effetto. Il messaggio è chiaro: se Catania è davvero la nostra casa, siamo dei pessimi inquilini. Le strade sono invase da rifiuti, mentre le autorità, incapaci di garantire un servizio efficiente, si limitano a diffondere proclami vuoti. E intanto, Piazza Palestro resta un triste specchio del fallimento di una città, dove l’incuria si fa sistema e il degrado diventa la norma.