Il sindaco di Catania, Enrico Trantino, si è lasciato andare a un lamento che è più un atto d’accusa contro i cittadini piuttosto che un’ammissione di colpe da parte di chi amministra. Ma andiamo a vedere più da vicino il suo ragionamento, che suona un po’ come un “Catania, dove sei finita?” mentre il problema è che il sindaco è rimasto bloccato nella palude delle promesse non mantenute.
Trantino si lamenta del degrado urbano e del fatto che, nonostante le aperture di nuovi centri di raccolta e gli sforzi delle aziende appaltatrici, la situazione stia peggiorando. Ma come si può credere a un’amministrazione che annuncia soluzioni senza tener conto della realtà? Parliamo del servizio di raccolta degli ingombranti, che è diventato una barzelletta. Cittadini che prenotano il ritiro e si ritrovano a dover aspettare senza che il rifiuto venga mai ritirato. Un flop clamoroso. È come se il sindaco chiedesse ai cittadini di rispettare le regole, mentre le aziende che gestiscono il servizio si limitano a fare gli gnorri. Come possono i cittadini prendere sul serio le buone pratiche quando le promesse di ritiro si trasformano in un miraggio?
Trantino punta il dito contro i cittadini, definendoli “impudenti”, dimenticando però che la politica stessa ha delle responsabilità. Se dal 1990 non ci sono state assunzioni nel corpo dei vigili è una questione di scelte politiche e non di indisciplina civica. L’amministrazione ha abdicato ai suoi doveri, lasciando la città in balia di un servizio di raccolta che, evidentemente, è un colabrodo.
La retorica del “cittadino indisciplinato”
Il sindaco lamenta che una parte della cittadinanza espone rifiuti a qualsiasi ora, ma che dire del suo tentativo di dividere i cittadini in buoni e cattivi? È un’operazione che suona tanto di campagna elettorale quanto di sfogo. La verità è che i cittadini, frustrati da un servizio che non funziona, non possono essere i soli a pagare per le inefficienze altrui.
Trantino si spinge oltre, paragonando gli esseri umani agli animali, dicendo che “gli animali si adattano all’ambiente”. Siamo seri. Questa è una caduta di stile che non si può tollerare da parte di un sindaco. Gli animali si adattano; gli esseri umani si organizzano. E nel caso di Catania, l’organizzazione è deficitaria. Un’amministrazione competente deve lavorare per creare un ambiente favorevole.
Il sindaco fa cenno a rifiuti “difformi” e ipotizza di poterli lasciare la a mò di punizione, ma ignora che, secondo il Decreto Legislativo 152/2006, le amministrazioni sono obbligate a raccogliere tutti i rifiuti. È un dovere, non una scelta. Lasciare per strada rifiuti non conformi non è solo inefficiente; è illegale. Dov’è la logica in tutto questo? L’amministrazione deve garantire che i rifiuti vengano raccolti, indipendentemente dalla loro “bontà”.
Invece di piangersi addosso o lanciare accuse, il sindaco dovrebbe abbandonare questa retorica da bar e concentrarsi su un vero cambiamento. La vera soluzione non è la repressione, ma la presa di coscienza che strutturata così la differenziata non funziona.