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Cronache Catanesi @ Diritti Diservati 2023

Città senza auto, negozi senza clienti: l’altra faccia della sostenibilità urbana

2024-12-14 20:03

Giuseppe Ferrara

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Città senza auto, negozi senza clienti: l’altra faccia della sostenibilità urbana

Nel dibattito pubblico sulle città del futuro, una parola d’ordine domina su tutte: sostenibilità. Eliminare le auto dai centri urbani, trasformare le

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Nel dibattito pubblico sulle città del futuro, una parola d’ordine domina su tutte: sostenibilità. Eliminare le auto dai centri urbani, trasformare le strade in piste ciclabili e piazze, privilegiare i trasporti pubblici e la mobilità dolce: obiettivi tanto nobili quanto necessari, ci viene detto. Ma c’è un altro lato della medaglia, un lato che raramente viene raccontato con la dovuta attenzione. Ed è quello dei piccoli commercianti, il cuore pulsante delle nostre città, che rischiano di diventare le prime vittime di questa rivoluzione urbanistica.

Le politiche di pedonalizzazione, limitazione al traffico e riduzione degli spazi per le automobili non sono nuove. Da Madrid a Milano, passando per Oslo e Parigi, l’idea di città a misura di pedone sembra essere diventata il modello universale. Eppure, dietro il mantra "meno auto, più vita" si nascondono effetti collaterali devastanti per il tessuto economico e sociale dei centri urbani, soprattutto in contesti che vivono di piccole attività commerciali.

 

 

La scomoda verità delle vendite in calo

Molti negozi al dettaglio, dai piccoli alimentari alle botteghe artigiane, dipendono dai clienti che arrivano in auto. Non è solo una questione di comodità: spesso si tratta di residenti delle periferie o di turisti che, senza un mezzo privato, semplicemente scelgono altre destinazioni. Ridurre i parcheggi o imporre limiti alla circolazione, come le zone a traffico limitato (ZTL), significa ridurre drasticamente il flusso di clienti.

I commercianti lo denunciano da tempo: le vendite calano, e con esse la possibilità di restare aperti. "Se non posso fermarmi con l’auto, non entro", è il pensiero comune di chi deve acquistare oggetti pesanti o fare la spesa settimanale. Di fronte a queste difficoltà, molti preferiscono rivolgersi ai centri commerciali in periferia, dotati di ampi parcheggi e accesso facilitato.

 

 

Grandi catene vs. botteghe: una sfida impari

La lotta alla centralità dell’automobile nei centri urbani, senza un adeguato piano di supporto per i piccoli negozi, finisce per favorire la grande distribuzione. Le catene multinazionali, che operano in aree facilmente accessibili, possono permettersi di affrontare un calo momentaneo dei clienti, mentre le piccole attività rischiano il tracollo.

Un negozio di vicinato non può sopravvivere con un volume ridotto di vendite. E se i clienti si allontanano, i commercianti si trovano schiacciati tra la concorrenza delle grandi catene e l’aumento dei costi. Basti pensare ai costi di trasporto: le limitazioni al traffico spesso impongono tariffe extra per accedere alle ZTL, colpendo chi deve rifornire il proprio magazzino o trasportare merci.

 

 

Un rischio per l’identità delle città

C’è poi un impatto culturale che non viene sufficientemente considerato. I piccoli negozi rappresentano l’identità delle nostre città, un baluardo di socialità e tradizione che nessun centro commerciale potrà mai replicare. La loro scomparsa, favorita dalle politiche anti-auto, rischia di trasformare le nostre città in spazi anonimi e standardizzati, privi di quella vitalità che solo le attività locali sanno generare.

Non solo: le aree pedonali, se male progettate, rischiano di svuotarsi. Senza un flusso costante di persone – e le auto, piaccia o no, portano persone – molti quartieri possono trasformarsi in zone fantasma, vissute solo durante il giorno e deserte la sera.

 

 

La transizione mancata

Il problema non sta tanto negli obiettivi, che restano condivisibili, quanto nella loro attuazione. Una città sostenibile non si costruisce con decisioni calate dall’alto, senza ascoltare i bisogni di chi quella città la vive e la anima ogni giorno. Le amministrazioni comunali spesso si affrettano a inaugurare zone pedonali o piste ciclabili, senza prima garantire un sistema di trasporto pubblico efficiente o alternative credibili per chi è abituato a muoversi in auto.

Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: commercianti che chiudono, proteste, e un malcontento diffuso che rischia di trasformarsi in un boomerang politico.

 

 

L’equilibrio possibile

La soluzione? Coinvolgere i commercianti nella pianificazione, investire in infrastrutture prima di introdurre restrizioni, e soprattutto garantire una transizione graduale. Incentivi per le attività locali, parcheggi di interscambio, e agevolazioni per i trasporti pubblici sono solo alcune delle misure che possono evitare che la sostenibilità urbana si trasformi in una condanna per i piccoli negozi.

Sostenibilità, sì, ma non a senso unico. Altrimenti, rischiamo di trovarci con città perfette sulla carta, ma spente nella realtà. E con tanti commercianti costretti a chiedersi, con amarezza: "Che ne sarà di noi?".

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