La delibera 255 del 2024 della Corte dei Conti Siciliana, presenta un quadro complesso e preoccupante della gestione delle partecipazioni societarie pubbliche, evidenziando criticità strutturali e operative che richiedono una riforma urgente. Ma partiamo dall’inizio.
La normativa di riferimento, il Decreto Legislativo 175 del 2016 (TUSP), obbliga le amministrazioni pubbliche a una periodica razionalizzazione delle loro partecipazioni in società, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi, evitare duplicazioni e garantire la sostenibilità economica.
Il Comune di Catania, secondo quanto emerge dalla deliberazione della Corte dei Conti, detiene partecipazioni dirette e indirette in diverse società, tra cui Sidra, AMTS, Catania Rete Gas e altre, con pesanti implicazioni finanziarie e operative.
Le criticità
Dalla relazione emerge un quadro frammentato e preoccupante. Prima di tutto, vi è la questione del mantenimento di società in costante perdita o non giustificate da servizi essenziali, come indicato nel rapporto della Corte. L’esempio lampante è Catania Multiservizi S.p.A., una partecipata che fornisce servizi strumentali alla pubblica amministrazione e la cui razionalizzazione è stata solo parzialmente attuata, nonostante gravi inefficienze. Il comune, in diverse delibere, ha più volte rinviato decisioni chiave, evidenziando un approccio timido e inefficace alle riforme imposte dalla legge.
Uno degli aspetti più allarmanti è l’enorme ritardo con cui il Comune di Catania ha appreso informazioni essenziali sulle partecipate. Per esempio, la cancellazione dal registro delle imprese di Intersac Holding S.p.A. risale al 2018, ma il comune ne è venuto a conoscenza solo nel 2023, un ritardo di cinque anni! Non c’è solo il problema del tempismo, ma anche quello della qualità dell’informazione: la mancanza di un sistema di controllo e monitoraggio interno adeguato rende il comune incapace di gestire tempestivamente i cambiamenti nelle proprie partecipazioni.
La riconciliazione crediti-debiti
La Corte ha poi messo in evidenza le difficoltà del Comune nel riconciliare le partite creditorie e debitorie con le partecipate. Questo problema è accentuato dalla mancanza di asseverazione da parte degli organi di controllo delle società partecipate, come SAC (Aeroporto di Catania) e SIDRA. Si tratta di una lacuna gravissima che rischia di compromettere la trasparenza dei bilanci e la solidità finanziaria dell’ente. Anche in questo caso, la risposta del Comune si è limitata a giustificazioni tardive e poco convincenti, come il ritardo nell’approvazione dei bilanci delle partecipate, imputato a complessità normative e a problemi interni, oltre che alla pandemia.
Le raccomandazioni della Corte
La Corte dei Conti non si è limitata a censurare l’operato del Comune, ma ha anche formulato precise raccomandazioni. Prima tra tutte, la necessità di migliorare i sistemi di controllo interni, secondo quanto previsto dal TUSP e dal D.lgs. 267/2000, per monitorare non solo l’andamento delle partecipate, ma anche la loro sostenibilità economico-finanziaria. A peggiorare la situazione è l’eccessiva dipendenza del comune da società che dovrebbero essere liquidate o razionalizzate, come Servizi Idrici Etnei S.p.A., che continua a gravare sui bilanci pubblici.
La delibera si chiude su una nota di severo monito da parte della Corte: l’attuale gestione delle partecipazioni da parte del Comune di Catania non solo contravviene alle norme di legge, ma espone l’ente a gravi rischi finanziari. Se non si provvede a una immediata e rigorosa razionalizzazione delle società partecipate, il dissesto finanziario è un rischio concreto. Inutile girarci intorno: la politica del rinvio, tipica di molte amministrazioni, qui rischia di sfociare in un disastro economico. E come sempre, a pagare saranno i cittadini.